Sant’Agata: la patrona di Catania, tra devozione e leggenda

Sant’Agata è la santa patrona di Catania, una figura venerata da secoli e che raccoglie intorno a sé una profondissima devozione popolare, non solo in città ma anche in tutta la Sicilia. La sua storia e il suo martirio hanno dato origine a numerose leggende che hanno arricchito la tradizione religiosa e culturale del territorio. Ogni anno, i festeggiamenti in suo onore attirano migliaia di fedeli e turisti da ogni parte del mondo. Sant’Agata non è solo un simbolo spirituale per i catanesi, ma rappresenta un’autentica icona per tutta la Sicilia, incarnando forza, fede e resistenza di fronte alle avversità.

Sant’Agata: la patrona di Catania, tra devozione e leggenda

 

La vita di Sant’Agata

Secondo le fonti, Agata era nata a Catania nel III secolo. Apparteneva a una famiglia patrizia catanese molto in vista. Sin da bambina sentiva forte il richiamo alla spiritualità e aveva abbracciato da subito il cristianesimo, che in quel periodo si andava diffondendo per l’Impero Romano. La sua bellezza non passava inosservata e la fanciulla era stata notata dal governatore romano Quiziano. Il governatore aveva deciso che è disposto a tutto pur di far sua Agata. La ragazza non voleva cedere minimamente alle insistenti avances del politico e così fugge a Palermo, nella villa di famiglia che si trovava nel quartiere Guilla. Quinziano però non si arrendeva e aveva deciso di mandare i suoi scagnozzi alla ricerca della ragazza. Questi la trovano e la riportano di forza a Catania, da Quinziano. Il governatore cerca di blandire e di sedurre la ragazza in ogni modo, ma invano. Lei è irremovibile. Quiziano perde la pazienza: se Agata lo vuole, allora verrà uccisa. La fede cristiana della ragazza è un capo d’accusa più che sufficiente. Il 5 febbraio del 251 Agata viene torturata e condannata a morte. Tra le violenze più efferate subite c’è quella dell’amputazione dei seni. Non a caso la martire viene spesso rappresentata nell’iconografia cattolica con due seni su un piatto.
Si dice che la sua figura iniziò ad essere venerata praticamente quasi subito dopo la sua morte, non solo da parte dei cristiani, ma anche da parte dei pagani. La sua fermezza era un esempio per tutti. Inoltre, rappresentava un’icona della resistenza contro l’oppressione e l’arroganza dello straniero. Il culto di Agata iniziò a diffondersi molto rapidamente e così papa Cornelio la santificò.

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Le origini del culto di Sant’Agata

È difficile ricostruire le origini del culto di Sant’Agata. Le leggende su di lei si legano a miti antichissimi. A Catania, infatti, ben prima della nascita di Agata si celebrava già una festività pagana che prevedeva una processione in onore di una vergine. Questa era rappresentata da un simulacro che veniva trasportato per le vie della città.
Inoltre, lo scrittore latino Apuleio, ne “Le Metamorfosi” descrive nei dettagli una festa della dea Iside, celebrata a Corinto, che ha molte somiglianze con le celebrazioni catanesi. I devoti si vestono con una tunica bianca, molto simile alla tunica bianca indossata dai devoti di Agata, e non solo.

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Leggende su Sant’Agata

Le leggende che sono nate sulla vita della santa catanese sono moltissime. Si racconta, infatti, che durante il suo martirio la terra tremò in modo spaventoso. Le torture che aveva subito erano durate per giorni e in una di quelle notti di dolore era comparso San Pietro, che la medicò e sanò tutte le sue ferite, quattro giorni prima che venisse bruciata viva in piazza. Nonostante la morte della giovane, Quiniziano era ancora insoddisfatto. Decise quindi di impadronirsi tutti i suoi beni, ma attraversando il fiume Simeto i suoi cavalli si imbizzarrirono e iniziarono ad attaccarlo, fino a farlo cadere in acqua e morire annegato. Secondo la leggenda, nella notte del martirio di Sant’Agata, tra il quattro e il cinque febbraio si odono ancora il nitrito dei cavalli e le urla del governatore.
Si dice anche che nel 252, un anno dopo la morte di Agata, l’Etna avesse preso a eruttare molto violentemente. Catania rischiava di essere sommersa dalla lava. I catanesi presero quindi il velo che copriva il sepolcro di Agata e lo avevano usato come scudo per proteggersi dalla lava. Il velo bianco era diventato rosso come il sangue, bloccando l’eruzione il 5 febbraio, a un anno esatto dal martirio della santa.
Le leggende si sono moltiplicate nel corso dei secoli, tanto da arrivare fino all’età contemporanea. Sant’Agata è un simbolo intorno a cui continuano a stringersi tanti siciliani e milioni di fedeli di tutto il mondo.

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Foto di Frater Rufillus per Wikimedia / Francisco de Zurbarán per Wikimedia/ 199341G per Wikimedia

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