La Sicilia è un’isola con una storia unica. Su questa terra nei secoli si sono incontrati tanti differenti popoli, che hanno lasciato segni indelebili sulla cultura isolana. Le influenze di queste popolazioni le ritroviamo nell’arte, nell’architettura, nel dialetto siciliano, nella gastronomia, e non solo. Sono tanti i reperti che ancora oggi ci parlano dell’anima multiculturale dell’Isola, uno su tutti la misteriosa lapide quadrilingue conservata nel Museo d’arte islamica di Palermo, al castello della Zisa.
I misteri della lapide quadrilingue del castello della Zisa di Palermo:
La lapide quadrilingue risale al 1148 d.C.. È realizzata in marmo ed è di forma esagonale. È suddivisa in cinque differenti riquadri. In quello centrale troviamo una croce intarsiata con incise le iniziali “IC XC NI KA” ovvero “Gesù Cristo vince”. In alto troviamo un’iscrizione in ebraico, a sinistra in latino, a destra in greco e in basso in arabo. Dell’ebraico si fa un utilizzo piuttosto insolito: si riportano infatti parole arabe trascritte con caratteri giudaici, la lingua utilizzata dovrebbe essere infatti mozarabo giudaico. L’arabo utilizzato è quello della cancelleria normanna. Il testo non è di immediata comprensione nemmeno per gli esperti perché gli epigrafisti all’epoca sono ricorsi alla tachigrafia, hanno utilizzato un sistema di abbreviazioni tipico dell’epoca classica e del Medioevo molto simile alla moderna stenografia. Molte parole sono però contratte in modo molto irregolare, altre sono scritte in verticale e si intersecano curiosamente con le parole scritte in orizzontale.
I testi della lapide testimoniamo la morte di Anna, madre di Grisanto, sacerdote di corte del re normanno Ruggero II. La donna è morta nel 1148 ed è stata sepolta prima nella nella jâmi maggiore (l’attuale Cattedrale di Palermo) e poi nella chiesa di San Michele Arcangelo. In ogni quadrante della lapide viene indicata la stessa data con un diverso computo temporale. Il 1148 latino corrisponde infatti all’anno 4904 per gli ebrei, all’anno 6658 secondo il calendario greco (data calcolata a partire da quella che i greci consideravano l’anno dell’”origine del mondo”) e al 543 per il calendario islamico.
Non è l’unica lapide plurilingue che troviamo nel Museo della Zisa. Nel castello è conservata anche una lapide trilingue in memoria di Drogo, padre di Grisanto e marito di Anna, anche esso sepolto nella chiesa di San Michele Arcangelo. Su questa lapide manca però la traduzione in mozarabo.
Secondo alcuni studiosi la lapide quadrilingue non sarebbe una mera lapide funeraria ma nasconderebbe dei segreti di natura politica. Questa teoria è stata avanzata dallo storico e giurista Giovanni Tessitore, che ha dedicato alla lapide il saggio “I mille enigmi della lapide quadrilingue”. Secondo lo studioso, il testo sarebbe un vero e proprio “codice segreto”. Il 1148 era infatti un anno complesso per la politica siciliana. Ruggero II era vecchio e malato, la sua successione ancora non era stata definita. Vi erano vari personaggi che aspiravano al trono, tra questi un misterioso Giorgio d’Antiochia. Secondo Giovanni Tessitore il codice della lapide si rivolgeva a una “massoneria primordiale” che era composta dai seguaci di Giorgio d’Antiochia e dalla chiesa cristiana melchita orientale che Giorgio d’Antiochia proteggeva. A questa apparteneva anche il sacerdote Cristanto, che faceva da tramite tra questa organizzazione e la corte normanna di Ruggero II. Giorgio d’Antiochia poteva essere il vero reggente della politica palermitana in quel periodo e la lapide quadrilingue stava proprio a indicare il suo potere. La tesi non ha trovato ancora riscontri scientifici ufficiali, ma storici e appassionati continuano a guardare con curiosità questo documento unico e tanto misterioso.
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Photo Credits:
Foto di G.dallorto per Wikimedia / Bjs per Wikimedia
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