Franco Battiato è stato una delle figure più significative della musica pop italiana. Eclettico e poetico, è stato uno sperimentatore, capace di scrivere raffinatissime hit di grande successo. La sua musica è passata per la rielaborazione di tante influenze e di differenti stili, guardando sempre al di là di ogni confine. Nelle sue canzoni troviamo suoni esotici e versi di poesie lontane nello spazio e nel tempo. Con la sua musica Battiato ha esplorato il mondo, senza mai smettere però di cantare la sua terra natale, la Sicilia.
La Sicilia cantata da Franco Battiato:
Francesco Battiato nasce a Ionia, il 23 marzo del 1945, nel quartiere Scariceddu, oggi parte del comune di Riposto, in provincia di Catania. Trascorre qui buona parte della sua infanzia e della sua adolescenza. Passa lunghi pomeriggi sul lungomare di Riposto, dove gioca con gli amici e vive i primi amori, come canta nella canzone “Il mito dell’amore”: «un giorno da ragazzi camminavamo sul lungomare, mi disse sanno già di noi, vieni a casa ti presento ai miei».
Il legame con la sua città natale sarà sempre fortissimo. Oggi il cantautore riposa proprio nel cimitero di Riposto.
Nella canzone in dialetto siciliano “Stranizza d’Amuri” Franco Battiato descrive nei dettagli la sua adolescenza. Nel quadro che dipinge, un elemento molto importante è la ferrovia Circumetnea, una linea ferroviaria che ancora oggi attraversa i paesi etnei, mostrando ai passeggieri paesaggi stupendi. Ci racconta proprio della fine della scuola, del viaggio sulla “litturina da Ciccum-etnea” (il vagone della Circumetnea), i saggi ginnici, il Nabucco e l’amore adolescenziale: «‘Ccu tuttu ca fora c’è ‘a guerra, mi sentu stranizza d’amuri… L’amuri» (Anche se fuori c’è la guerra, mi sento una stranezza d’amore… L’amore).
In “Venezia-Istanbul” Battiato ci parla di «anni dell’adolescenza pieni di battesimi e comunioni in sacrestia: Ave Maria». La tradizione cattolica è un elemento centrale della cultura siciliana. Il cantautore scrive di feste e di processioni religiose, come la festa per il santo patrono di Nunziata, una frazione di Mascali. Si celebra Sant’Antonio, santo che secondo la devozione popolare salvò la città da una colata lavica dell’Etna. Nel brano “Veni l’Autunno” Franco Battiato descrive nel dettaglio i festeggiamenti per il santo: «Sparunu i bummi supra a Nunziata, ‘n cielu fochi di culuri ‘n terra aria bruciata e tutti appressu o santu ‘nda vanedda. Sicilia bedda mia, Sicilia bedda» (Sparano fuochi d’artificio sopra Nunziata, in cielo fuochi di colori in terra aria bruciata, e tutti dietro al santo nella viuzza, Sicilia mia bella, Sicilia bella).
Un altro luogo molto importante per l’artista siciliano è stato Acireale. A 11 anni riceve infatti il suo primo compenso per un’esibizione musicale al Carnevale di Acireale. Come canta in “Cuccurucucu Paloma”: «Per carnevale suonavo sopra i carri in maschera, avevo già la luna e Urano nel leone». L’evento sarà fondamentale per la sua formazione di musicista. Sempre ad Acireale, Franco Battiato frequenterà il liceo, dove si diplomerà al Liceo Scientifico, prima di lasciare la Sicilia per andare a vivere a Milano.
Anche Catania è un luogo che tornerà di frequente nella sua poetica, tanto da girare lì il suo primo film “Perdutoamor” (2003). La pellicola, che ha ottenuto ben 6 candidature ai Nastri d’argento 2004, ha forti toni autobiografici. Il protagonista, Ettore Corvaja, nasce e cresce in Sicilia, per trasferirsi poi a Milano, dove incontrerà uno stimolante circolo esoterico e un’intensa attività culturale.
Franco Battiato negli ultimi anni è vissuto a Milo, sempre alle pendici dell’Etna, non lontano da Riposto. Ha vissuto a Villa Grazia, luogo che diventerà a breve un museo dedicato all’autore. Il paese è un luogo molto tranquillo, che conta poco più di 1.000 abitanti. Qui aveva una casa anche Lucio Dalla, che vi si recava spessissimo. Da Milo potrebbe essere descritta dai versi di “Secondo Imbrunire”: «Cortili e pozzi antichi tra i melograni, chiese in stile normanno e una vecchia caserma dei carabinieri». Da qui si scorgono anche i paesaggi etnei che Battiato ha cantato sempre nella stessa canzone «Sciara delle Ginestre esposte al sole, passo ancora il mio tempo a osservare i tramonti e vederli cambiare».
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Foto di rabendeviaregia per Wikimedia
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