Il Monastero di San Nicolò l’Arena si trova nei pressi del Duomo di Catania. Oggi ospita il Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università degli Studi di Catania. L’edificio rappresenta uno dei complessi monastici più grandi d’Europa, secondo solo al convento di Mafra in Portogallo. Fondato dai monaci cassinesi nel 1558, ha attraversato i secoli e una lunga serie di avvenimenti di cui porta ancora i segni.
Il monastero dei benedettini a Catania:
Il Monastero di San Nicolò l’Arena è un libro aperto sulla storia della Trinacria. Gioiello dell’arte barocca siciliana, la sua architettura è un fortunato incontro tra diversi stili. La sua struttura mostra ancora oggi i segni di diverse catastrofi naturali. Il Monastero è stato costruito in via straordinaria all’interno della città perché i monaci temevano le violente incursioni dei briganti, il clima rigido montano e le colate dell’Etna. Timore di certo non infondato, considerato che il 1669 è l’anno di una terribile colata lavica, che raggiunge Catania, toccando anche le mura del monastero. Verranno eretti diversi muri per cercare di deviare la colata lavica che teneva sotto assedio la città. I catanesi riusciranno a salvare il monastero, ma purtroppo non la chiesa adiacente. Dopo 18 anni dall’eruzione, nel 1687, la chiesa verrà ricostruita su progetto dell’architetto Giovan Battista Contini.
Le disavventure, però, non sono finite. Tra il 10 e l’11 di gennaio del 1693 Catania è squassata da un violentissimo terremoto. Le città della Val di Noto vengono completamente distrutte. Anche Catania si risveglia tra le macerie. I suoi abitanti sono stati colti di sorpresa dal sisma nel cuore della notte e molti sono rimasti uccisi dai crolli. Il Monastero subisce danni ingenti e solo tre monaci si salvano. Si stima che durante l’evento sismico le scosse abbiano raggiunto la magnitudo 7,7 della scala Richter.
Nove anni dopo si inizia a ricostruire il monastero, ripopolandolo. L’architetto che dirige il progetto viene da Messina, si chiama Antonino Amato. La pianta del monastero viene modificata e ampliata. La sua struttura viene arricchita da diversi elementi tardobarocchi, da un nuovo chiostro, da un giardino, da una biblioteca, da nuove cucine, e non solo. Il banco lavico che si è creato con l’eruzione dell’Etna viene utilizzato per realizzare due bellissimi giardini pensili, ovvero l’Orto Botanico e il giardino dei Novizi. Il monastero diventa così uno dei più estesi e dei più importanti di tutta Europa, un punto di riferimento per tutto il mondo monastico dell’epoca.
Nella seconda metà dell’Ottocento il monastero di San Nicolà l’Arena è toccato dalle leggi di soppressione delle corporazioni religiose e i suoi abitanti sono costretti a lasciarlo. Nel 1867 passerà in mano alle istituzioni cittadine, per venire frazionato in più parti. Diventa caserma, scuola, istituto tecnico, osservatorio astrofisico, laboratorio di geodinamica e istituto tecnico. Durante la Seconda Guerra Mondiale viene danneggiato dai bombardamenti alleati.
Il monastero è stato infine ceduto all’Università degli Studi di Catania, che è stata incaricata del suo restauro, condotto dal professore e architetto Giancarlo De Carlo. Il complesso ha ospitato quindi la Facoltà di Lettere e Filosofia e Lingue e Letterature straniere, oggi riunite nel Dipartimento di Scienze Umanistiche. Il complesso è aperto al pubblico e visitabile, sono previste anche visite guidate.
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Photo Credits:
Foto di Derbrauni per Wikimedia / Nicolò Arena per Wikimedia
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