Il lavatoio medievale di Cefalù è un vero e proprio luogo storico nascosto fra le vie della città. Vi si raccoglievano le donne siciliane di un tempo per lavare i panni grazie alle sue bocche di ghisa e alle vasche che raccoglievano le acque fredde del Cefalino. Questo lavatoio custodisce in realtà i resti di un sistema idrico ingegnoso, ma anche di una leggenda che risale agli antichi greci sull’origine di questo fiume che attraversa l’intero borgo.
Il lavatoio medievale di Cefalù fra arte, storia e mito:
Cefalù è famosa per i suoi lidi e le sue spiagge da sogno, mete ideali per le vacanze estive. Esistono però delle perle nascoste che è possibile ammirare solo addentrandosi fra i caratteristici vicoli di questo borgo alle porte di Palermo: piccole vie che raccontano storie più antiche, di una quotidianità che si è persa nel tempo.
Basta percorrere via Vittorio Emanuele e arrivare presso Palazzo Martino, un edificio tardo rinascimentale, e scendere una scalinata “a lumachella” completamente composta di pietra lavica. Qui, qualche metro sotto il livello della strada e custodito fra l’intreccio di vicoli del centro storico, c’è il lavatoio medievale di Cefalù.
Realizzato nel 1514 dopo la demolizione di un ben più antico lavatoio, è un’opera che incontra arte, cultura e vita quotidiana. Ci sono quindici bocche di ghisa, alcune con teste di leone, e altrettante vasche che raccolgono l’acqua del fiume Cefalino. I lavori successivi, realizzati nel ‘600, coprirono la parte del fiume rimasta ancora a cielo aperto. Il lavatoio medievale aveva un sistema idrico che permetteva alle acque reflue di finire direttamente in mare.
“Qui scorre Cefalino, più salubre di qualunque altro fiume, più puro dell’argento, più freddo della neve” recita la scritta all’ingresso del lavatoio. In questo luogo le lavandaie siciliane, tutti giorni, venivano a lavare panni e lenzuola strofinandoli sulle scanalature delle vasche e riempiendo le strade di Cefalù delle loro chiacchiere. Ma questo luogo, oltre ad essere l’opera di una rudimentale ingegneria idrica medievale, è avvolto anche da una leggenda legata proprio al fiume che scorre nel borgo. Si dice infatti che il Cefalino si generò dalle lacrime di pentimento di una ninfa che punì con la morte il tradimento del proprio amato.
In molti attribuiscono questo mito alla leggenda della ninfa Naide che, scoperto il tradimento del marito Dafni (rappresentazione semidivina della vita pastorale siciliana e creatore della poesia bucolica), lo accecò. Dafni vagò disperatamente fra boschi e campagne fin quando non si gettò da una roccia. Il mito vuole che suo padre Ermes, intristito dalla sorte del figlio, lo trasformò nell’odierna Rocca di Cefalù, che si dice infatti richiami nei suoi tratti delle sembianze umane.
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Foto di Matthias Süßen per Wikimedia / János Korom per Flickr
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