Palermo è un incredibile ricettacolo di storie e leggende. Si leggono e si respirano in ogni angolo della città e in ogni quartiere, lasciando in chi la visita una malia misteriosa che fatica a scivolare via. Alcune di queste storie, però, sono alquanto bizzarre, si direbbe persino ai limiti dell’assurdo. Vi sorprenderà sapere, infatti, che uno di questi racconti vede protagonista un coccodrillo imbalsamato appeso ad un soffitto. Con il tempo, questo animale è diventato oggetto delle dicerie più azzardate, e allo stesso tempo un simbolo della città, e in particolar modo del mercato della Vucciria. Se ti abbiamo incuriosito, continua a leggere l’articolo.
Il bizzarro Coccodrillo della Vucciria:
Al numero 45 di via Argenteria, nello storico quartiere della Vucciria, c’è un negozietto molto particolare: alzando gli occhi al soffitto, potrete vedere un coccodrillo del Nilo imbalsamato, lungo più di tre metri, appeso con una corda a darvi un sinistro benvenuto. Le leggende che si dipanano attorno a questo mostro che incuteva terrore ai bambini sono tante e sul perché fosse finito lì sono tante.
Una delle più celebri vuole che l’animale fosse stato portato in Sicilia da un mercante, dopo essere stato catturato lungo il Papireto. Un’altra leggenda vuole invece che questo coccodrillo aves raggiunto Palermo letteralmente nuoto, attraversando il mare sotto un lunghissimo tunnel nel Mediterraneo, fino a raggiungere il sottosuolo della città. Qui, dava alla caccia dei bambini che giocavano in piazza, le sue prede preferite. Si racconta che fu ucciso sa un gruppo di ragazzini coraggiosi grazie ad un ingegnoso agguato nei pressi di una fontana. Una volta morto, però, si sentì il pianto di una bambina: era ancora viva nella pancia del rettile e fu salvata dai coraggiosi ragazzi.
Mercanti avventurosi e ragazzini coraggiosi non ci dicono molto riguardo questo mistero. Sebbene non si conoscano le reali origini del Coccodrillo della Vucciria, si trovano alcuni scritti interessanti che possono dirci qualcosa sulla vera storia di questo rettile. Nel 1612 Vincenzo Di Giovanni, un aristocratico palermitano, nel suo “Palermo Restaurato” raccontò della presenza di un grande coccodrillo nelle paludi del Papireto, un fiume torrentizio che scorreva “nascosto” sotto la città e formava uno stagno nei pressi della zona chiamata Danisinni. Si diceva, fantasiosamente, che fosse collegato appunto al fiume Nilo. L’animale fu preso ed esposto nella Commenda di San Giovanni alla Guilla.
Nel 1816 Gaspare di Palermo, nella sua “Guida istruttiva per Palermo” e i suoi dintorni, cita il misterioso coccodrillo e racconta fosse stato uccido proprio sul Papireto ai tempi di re Pietro d’Aragona ed esposto proprio nel cortile della chiesa.
Solo in seguito l’animale imbalsamato fu trasferito nella una drogheria di via Argenteria, per ragioni ancora non del tutto chiare. Fu sistemato e decorato perché incutesse paura e perché i suoi occhi brillassero all’ombra tramite l’inserimento al suo interno di alcune lampadine. Il coccodrillo è stato persino restaurato in tempi recenti, divenendo un vero e proprio simbolo di esoticità. Non è raro, infatti, vedere altri negozietti e drogherie esporre dei rettili che richiamano i lidi lontani da cui provengono alcune spezie e alimenti.
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Photo Credits
Foto di Stijn Nieuwendijk per Flickr / trolvag per Wikimedia
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