I piatti tipici siciliani sono tantissimi e ne esiste almeno uno per ogni località, grande e piccola. Cannoli, cassate, pasta con le sarde, arancini, consumati a casa o come street food: ce n’è per tutti i gusti, dagli antipasti ai dessert, e abbiamo imparato ad apprezzarli come parte di una vastissima cultura gastronomica da preservare. Ma li conosciamo davvero tutti? Nell’articolo di oggi scopriremo alcune delle squisitezze particolari, ma tradizionali, meno note fuori dai confini dell’isola.
Alla scoperta dei cibi meno conosciuti della Sicilia:
Lo stoccafisso alla Ghiotta (o piscistoccu a missinisa in dialetto siciliano) è un piatto tipico della città di Messina e utilizza un tipo di pesce molto usato nella cucina tradizionale. Si prepara un soffritto di cipollotti a cui si aggiungono sedano, capperi, pere a dadini, olive verdi, pinoli e patate a cubetti. Infine si bagna tutto con il concentrato di pomodoro e un pizzico di peperoncino, prima di aggiungere il protagonista della ricetta: lo stoccafisso già bagnato, che si unirà in pentola per completare un piatto ricco di sapore e ghiotto proprio come vuole la ricetta. Richiede una cottura lenta, che consentirà al pesce di assorbire tutti i sapori degli altri ingredienti.
Il cudduruni siciliano è una prelibatezza molto antica, come lo è l’etimologia del suo nome. Deriva dal greco kollura, che significa pagnotta, ed era stato ideato per essere portato a lavoro dai contadini o per essere consumato velocemente. Si tratta quindi di una focaccia ripiena simile ad una pizza siciliana o al classico sfincione, la cui ricetta cambia a seconda delle zone in cui si prepara. Ed esistono davvero tantissime varianti, così tante che elencarle tutte sarebbe impossibile.
Ad Agrigento, ad esempio, è una focaccia a due strati con una farcitura ricca all’interno; la ricetta tradizionale vedere uno strato di patate e acciughe coperte da cipolle, pomodoro e formaggio primosale.
In provincia di Siracusa si prepara in due modi diversi. Uno è alla maniera di Melilli: una focaccia con solchi riempiti di acciughe, pomodori secchi, pecorino, e un misto saporito di prezzemolo e cipolla, che poi viene ripiegata. A Lentini, invece, ha una forma di mezzaluna e la si riempie di verdure (broccoli, cipolle, bietole) condite con pecorino e pomodoro.
Vi è mai capitato di sbagliare a preparare il cous cous? A Favignana, l’isola principale dell’arcipelago delle Egadi, questo errore può diventare una vera e propria prelibatezza. La leggenda narra che furono le donne che lavoravano nelle grandi famiglie angioine, dal 1266 al 1282, a sbagliare la preparazione di questo piatto. Ottennero infatti dei grani molli e morbidi in cottura che, rifiutati dagli aristocratici, consumarono proprio loro aggiungendolo alle verdure. In realtà, pare che le frascatole non si fossero originate da un semplice errore, ma fossero invece già conosciute e diffuse dai dominatori arabi in Sicilia.
All’epoca si condivano solo con ortaggi e verdure, ma col passare del tempo sono state associate anche al pesce e alle tipiche zuppe di mare siciliane.
Della ‘nfigghiulata si sono perse le origini per quanto è antica. Il suo nome sembra significhi “avvolta”, ed è ciò che succede alla sfoglia di pasta una volta lievitata e farcita. Si tratta infatti di un rustico molto saporito che viene condito con un mix di ingredienti che può variare a seconda dei gusti. Gli amanti della tradizione preferiscono giocare con abbinamenti composti da ricotta o tuma, salsiccia, salame, pecorino, o sarde. Anche le verdure sono un’ottima alternativa. Insomma, non esiste scusa per non provarli: c’è l’imbarazzo della scelta e prepararli a casa è molto facile.
Piatti come la pappanozza sanno davvero di casa. È un misto di patate e cipolle fatte bollire assieme, successivamente schiacciate con una forchetta e condite con olio, aglio, sale e pepe. Tutto qui. Una ricetta che rispecchia tutto ciò che è la Sicilia a tavola: piatti dagli ingredienti semplici per creare un sapore ricco che vi farà desiderare un altro boccone. La pappanozza è citata anche nei romanzi del celebre Commissario Montalbano, che ne mangiò un piatto in una delle sue storie e ne descrisse brevemente il procedimento.
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Foto di udokant da Canva / per Wikimedia
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